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LA STORIA DI CINDY

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LA STORIA DI CINDY

Abbiamo accolto in casa Cindy  il 14 maggio 2022. A ottobre abbiamo notato che cominciava ad avere un’andatura saltellante (mentre camminava faceva saltelli con le zampe posteriori, specialmente dalla sinistra).
Il primo veterinario da cui siamo stati a dicembre del 2022, ci ha prescritto degli integratori. Addirittura, ci ha detto che poteva essere un problema legato all’umidità. Dopo 2 mesi, però, non abbiamo visto alcun miglioramento. Quindi siamo ritornati. Lui ci ha detto che occorreva fare delle lastre, ma che in quel periodo aveva avuto problemi allo studio e quindi non aveva i macchinari funzionanti.

andiamo in clinica

Io, che non volevo aspettare ulteriormente, e che non ero nemmeno soddisfatta visto che il problema ovviamente c’era ancora, il 7 febbraio 2023 l’ho portata presso una clinica che mi era stata consigliata e di cui avevo sentito parlare bene da più di una persona. L'hanno visitata e gli hanno fatto immediatamente le lastre. Mi hanno detto che aveva una displasia all'anca sinistra anche abbastanza grave e che doveva essere operata.
Il veterinario mi ha sconsigliato l'operazione con la protesi perché troppo costosa e perché avrebbe potuto portare delle complicanze e mi ha detto che avrebbe fatto un’ostectomia della testa del femore. Si vantava che aveva operato altri cani e che correvano normalmente.
Inoltre, mi ha consigliato di fare insieme all’osteotomia (riduzione chirurgica dell'osso), anche la sterilizzazione, per non farla soffrire con una seconda operazione.
Io, che ero ignorante sull'argomento, mi sono fidata ciecamente, e abbiamo deciso di fare le operazioni. Tornando indietro e vedendo come ha sofferto Cindy non avrei mai fatto due interventi insieme.
Hanno operato Cindy il 10 febbraio 2023 e non mi hanno fatto nessuna lastra post-intervento.

una convalescenza difficile

Cindy dopo l'operazione era abbattutissima, non riusciva a sdraiarsi, non mangiava ed era nervosa e aggressiva. Abbiamo passato notti insonni perché lei non riusciva a sdraiarsi e stare comoda e ogni volta la dovevamo posizionare noi. Lei si rialzava sempre e passava la maggior parte della notte in piedi.
Sin da subito ho notato che non appoggiava il piede correttamente, ma sul dorso. Pensavo fosse normale dopo l'operazione. L'abbiamo portata per il controllo dopo una decina di giorni, le hanno tolto i punti e mi hanno detto di iniziare una fisioterapia con dei movimenti passivi. Ci hanno assicurato che si sarebbe ripresa facendo tanto movimento.
Dopo un mese dall’intervento Cindy non era migliorata.
Ogni settimana andavo a farla visitare, ma lei continuava a non appoggiare bene il piede, di conseguenza aveva perso anche massa muscolare. Il veterinario mi ha prescritto degli anabolizzanti. Ho fatto questi anabolizzanti per settimane, facendole anche fare movimenti passivi all’arto, ma la zampa rimaneva in quella posizione.
Ho comprato delle scarpette protettive perché strisciando il dorso della zampa per terra si feriva, e tutt'ora ha un callo enorme come conseguenza di questa postura.
L’unico miglioramento che vedevamo era la sensibilità, che scendeva lentamente dalla zampa verso giù, ma il piede continuava a non poggiarlo in maniera corretta. La sensibilità è scesa fino a un certo punto e poi si è fermata.



proviamo il tutore

Vedendo che la postura non migliorava, sempre su consiglio del veterinario, ho comprato un tutore che le facesse tenere il piede in posizione corretta. Il tutore ha funzionato per circa un mese, dopo di che, nemmeno con quello il piede rimaneva in posizione corretta. Anzi, con tutto il tutore addosso, lei continuava a strofinare il piede fino a farsi sangue, probabilmente perché i tendini si erano accorciati a furia di tenere le dita all’indietro. Inoltre, le ha fatto venire delle vesciche tra le dita e arrossamenti.
Il veterinario mi assicurava, ogni settimana, che si sarebbe ripresa e che ci voleva tempo. Ogni volta mi ripeteva che il nervo sciatico era rimasto INCARCERATO NELLA CICATRICE (sue testuali parole) e con il movimento si sarebbe dovuto sbloccare.



altra operazione, nessun risultato

Io però vedendo che Cindy non migliorava, volevo un ulteriore parere e quindi, il 10 maggio 2023, mi sono rivolta ad un neurologo, che l’11 maggio 2023, le ha fatto fare una risonanza da cui è emersa solo infiammazione. Tuttavia, anche se dalla risonanza non si vedeva, il neurologo sosteneva fermamente che era stato fatto danno al nervo sciatico durante l'operazione, e per lui Cindy non si sarebbe più ripresa. Le uniche opzioni erano un intervento di artrodesi, che avrebbe solo drizzato le dita ma non risolto il problema (cosa che lui mi sconsigliava), oppure mettere un’esoprotesi esterna per scongiurare addirittura l'amputazione.
Intanto prendo il parere di uno dei maggiori esperti in Italia per quanto riguarda interventi di displasia. Gli scrivo, e questa è la sua risposta:
mi dispiace di queste complicazioni, ma è stato un errore fargli fare questo intervento che non porta mai a buoni risultati funzionali.
Le consiglio di contattare il dr. Taldeitali della Clinica Inquestalocalità (con cui collaboriamo.
Disperati, nonostante le spese essendo la clinica ben distante in altra provincia, decidiamo di andarci.
Cindy viene rioperata per una revisione dell’intervento che era stato fatto male: era stata lasciata una sporgenza di osso.
Ovviamente, dopo questo intervento non cambia nulla e nella disperazione sottopongo Cindy ad altre visite e sedute di fisioterapia.
I veterinari cominciano a dirmi che dovrei valutare l’amputazione per non farla soffrire così.
Io non voglio accettare questa cosa e sono sempre più scoraggiata.

di male in peggio

Cindy era diventata molto aggressiva, non si faceva toccare, mi ha morso per due volte.
Dopo l’intervento era addirittura peggiorata, non voleva camminare, si sedeva spesso, non voleva fare le scale.
Io sono caduta in depressione perché vedevo la mia cagnolina che mi ringhiava e non riuscivo a gestirla.
A fine estate decido di andare a Roma alla Clinica Proviamonoi.
Lo specialista ci propone delle opzioni: non fare nulla e continuare con la fisioterapia (cosa che finora non aveva risolto il problema) o fare un intervento di tenotomia (taglio di un tendine troppo teso per consentire una maggiore libertà di movimento o la corretta posizione di una parte del corpo) più trasposizione del tendine.
Ci dice di riflettere e che possiamo fare l’intervento il giorno dopo.
Dopo lunghi pianti e riflessioni, decido di rioperarla.
Il dottore mi dice che se entro dicembre non si riprende ci consiglia di PROVARE un’operazione di tenodesi (fissazione del tendine all'osso). Se non dovesse funzionare neanche quello, rimane l’amputazione.
Dopo l’operazione, la mia depressione arriva al culmine. Pianti a non finire e difficoltà a gestire Cindy. Lei è molto sofferente, nonostante gli antidolorifici.
A fine ottobre troviamo una clinica che fa idroterapia, laser terapia e tecar terapia, a due ore e mezza da casa.
Decidiamo di portarla presso questa clinica  e ci suggeriscono di provare per due settimane con la fisioterapia.
Ovviamente abbiamo dovuto lasciare Cindy lì per questioni di lontananza, spendendo non poco e risentendone anche emotivamente.



niente da fare, anzi...

Nonostante la terapia non c’è stato alcun miglioramento evidente e il dottore ci dimette suggerendoci di fare passeggiate sulla spiaggia. Però, dopo una settimana dal rientro a casa, Cindy all’improvviso non riesce a sollevarsi.
Mi allarmo e consultandomi con il dottore le do un antiinfiammatorio. Per fortuna migliora in breve tempo, ma ci saranno altri episodi come questo.
2024
Con l’anno nuovo, vedendo che Cindy probabilmente sarà costretta a rimanere così per sempre, decido di agire per vie legali per provare ad avere giustizia e un risarcimento delle enormi spese sostenute, cose che purtroppo, anche di fronte all'evidenza, non sono cose scontate e non sempre si ottengono. Dopo i tentativi con esito negativo di mediazione iniziale, segno che la clinica continuava a negare le proprie responsabilità, la causa è andata avanti con l'analisi della documentazione dei periti di entrambe le parti, per stilare un parere più oggettivo.

arrivano altri problemi. Leishmania?

Nel frattempo, come se non bastasse, Cindy comincia ad avere altri sintomi tra cui febbre e congiuntivite.
La nuova clinica (ovviamente avevo cambiato anche veterinario nel frattempo), mi diagnostica la Leishmania, con un elettroforesi “mostruosa” a detta loro.
Io mi sento crollare il mondo addosso. Iniziamo le cure (tra l’altro in quel periodo il farmaco usato per Leishmania, il Gluncantime, era fuori produzione e abbiamo dovuto optare per uno sostitutivo, ovvero Antimania).
Cindy non migliora, anzi comincia a non mangiare (la leishmania dicevano), è letargica, ha dolori (la leishmania dicevano), ha carenza di ferro. In clinica, a seguito di una flebo,  gli è stato provocato un ascesso enorme, uno squarcio su tutta la spalla che peggiorava sempre di più nonostante le medicazioni (anche questo la leishmania dicevano). E con tutto ciò, si sono dimostrati privi di empatia. La portavo lì ogni giorno per farla medicare e per somministrare i farmaci. Nel frattempo Cindy peggiorava a vista d’occhio, non si alzava più, la stavo vedendo morire.  
E siamo ad aprile 2023.
Disperata, vedendo che Cindy era sull’orlo della fine (causata ovviamente dalla leishmania secondo loro) decido di cambiare veterinario, per la terza volta.
Per fortuna  ho trovato una delle poche veterinarie contemporaneamente empatiche, attente e preparate.



pancretatite, altro che leishmania

Cindy non stava morendo per la leishmania, ma stava morendo per una pancreatite acuta, provocata da tutti i farmaci che le stavano somministrando.
La nuova veterinaria è rimasta scioccata dalla ferita che le avevano provocato.
Mi ha fatto immediatamente interrompere tutti i farmaci per la leishmania, e come prima cosa abbiamo curato quello squarcio enorme che aveva alla spalla e che si stava allargando sempre più.
Nel frattempo, mi sono mobilitata a trovare il Glucantime, chiedendo nelle varie farmacie d’Italia se avessero qualche rimanenza, e anche all’estero. Sono riuscita a racimolare una quantità sufficiente per la cura dopo non pochi problemi e peripezie.
Appena la ferita fu guarita e la pancreatite rientrata, abbiamo iniziato la nuova cura e a poco a poco, Cindy ha cominciato a riprendersi.
Purtroppo continuavano i dolori dovuti all’operazione e somministravamo in continuazione antidolorifici.

legalmente intanto...

Dopo l’estate, ci arriva la notizia che finalmente avevano iniziato con le operazioni peritalii. Questa la perizia presentata dal tecnico di Giusy. Leggiamola.

1 - il danno è questo

In merito alla documentazione e ai referti clinici inviatomi e supervisionati, si evince un quadro clinico di danno neuro-funzionale.
La documentazione raccolta fornisce gli estremi per poter approfondire se la responsabilità di tale danno è da attribuire o meno all’intervento chirurgico di resezione della testa del femore sinistro eseguita in data 10/02/2023. La visita neurologica specialistica e l’esame di elettromiografia, successivamente all'intervento (in data 28/8/2023), concludono che il quadro clinico è compatibile con una lesione del nervo sciatico tibiale prossimale. Riportano inoltre che tale danno è una possibile complicazione post-operatoria della chirurgia eseguita dove è possibile causare una compressione o traumatismo del nervo sciatico. Concludono che la dolorabilità presente a livello della loggia ischiatica è compatibile con una compressione del nervo sciatico che può esercitare il trocantere, in seguito alla manovra di extrarotazione dell’anca eseguita durante l’intervento.
Quindi dalla documentazione visionata si rende probabile che Cindy ha, in seguito all’intervento di osteotomia della testa del femore sinistro, riportato un danno a livello del nervo sciatico.

2 - una scelta chirurgica proprio sballata

Inoltre l'intervento di osteotomia proposto per la risoluzione della displasia dell'anca non è conforme alle linee scientifiche odierne in un cane delle dimensioni e del peso di Cindv, dove la prima scelta è sempre la Protesi dell’Anca. Anche dallo scambio di email aiuto con uno dei maggiori esperti, in cui riporta "mi dispiace di queste complicazioni, ma è stato un errore fargli fare questo intervento che non porta mai a buoni risultati funzionali” viene segnalato l'errore nella proposta chirurgica da eseguire.

3 - e pure il consenso lo è

Rimane dubbia se la scelta chirurgica sia stata effettuata in totale conoscenza da parte del proprietario dei due approcci chirurgici. La documentazione inerente al consenso informata evidenzia che non è stata riportata nessuna informazione riguardante le complicanze aggiuntive, non rispettando quanto si evince dal codice deontologico che riporta all' Art. 29 - Obbligo di informazione e consenso informato nella pratica veterinaria “Il Medico Veterinario, all’atto dell’assunzione di responsabilità contrattuale, è tenuto ad informare chiaramente il cliente della situazione clinica e delle soluzioni terapeutiche esistenti, al fine di coinvolgerlo nel processo decisionale. Deve precisare i rischi prevedibili, i costi presunti ed i benefici dei differenti ed alternativi percorsi diagnostici e terapeutici, nonché le ipotizzabili conseguenze delle scelte possibili.”
Quindi si evince una imperizia da parte del collega nel comunicare in modo chiaro al proprietario eventuali complicazioni post-operatorie ed eventuali omissioni nella possibilità di altre scelte chirurgiche a quella proposta.

la mediazione

Il perito nominato dal tribunale ha esaminato la documentazione e arlato anche con il perito della controparte veterinaria; quindi  ha ritenuto di proporre una mediazione tra le parti consistente nel rimborso di tutte le spese veterinarie ad eccezione del secondo intervento e di altre spese tra il primo e il terzo intervento.
Abbiamo accettato le condizioni della mediazione proposta perché era comunque una vittoria rispetto al muro di gomma eretto dalla controparte, anche se non ha coperto le spese per le operazioni peritali e ha  risarcito solo la metà di tutti i soldi spesi in questi anni.
La cosa che però non verrà mai ripagata, e non basterebbero tutti i soldi del mondo, è il fatto che Cindy non potrà tornare come prima, e questo genera in me una continua sofferenza ogni volta che la vedo in quelle condizioni.
Però oggi Cindy sta un po' meglio e quindi mi resta la speranza che col tempo la situazione possa ancora migliorare.



COSA CI INSEGNA QUESTA VICENDA

Questa era Cindy nella sua piena vitalità. Certo, almeno questa volta la tragedia non è finita nella morte della protagonista, ma possiamo tutti immaginare cosa provi Giusy, la sua angoscia nel vedere Cindy ridotta ora con quella zampa che la rende disabile per sempre.
Dalla sua storia impariamo tre cose:
1 - scrive Giusy che si fidava ciecamente del primo veterinario. Ecco, abbiamo imparato che è molto pericoloso questo atteggiamento: la fiducia deve essere consapevole, si deve cioè sapere che il veterinario può prendere una grande cantonata; impariamo anche che normalmente non riconosce spontaneamente il suo errore, ma che per farlo debba essere trascinato in giudizio.
E che dire della Leshmaniosi fantasma diagnosticata dal secondo veterinario, che stava praticamente avvelenando Cindy  con i farmaci inutili?
Da qui, purtroppo, la necessità di informarsi sulle malattie/patologie diagnosticate dal veterinario, affinché si possa subito cercare un altro parere se qualcosa non ci convince.
2 - L'ultima veterinaria riscatta la categoria, perché è contemporaneamente sensibile, attenta e competente. Purtroppo non sono molti che hanno queste tre qualità contemporaneamente. Accade infatti che  alcuni veterinari, sulla base delle storie che riceviamo, possano essere anche competenti, ma considerino il vostro familiare a quattro zampe così come un tecnico elettronico specializzato considera un televisore a led: un oggetto. Non comprende cioè che una parte importante della vostra famiglia. Tenetene ben conto!
3 - Giusy è riuscita ad avere almeno il riconoscimento ufficiale di aver ragione in sede contenziosa e il conseguente risarcimento, grazie all'attenta raccolta e conservazione di tutta la documentazione, che le ha permesso di creare una cartella clinica adeguata. Mai quindi affidarsi a telefonate, colloqui senza testimoni, visite senza referti o quanto meno senza fatture con adeguata descrizione.
Se non si fa così, purtroppo il veterinario farabutto riesce a farla franca.
Un grande grazie a Giusy per averci raccontato la sua storia. E sicuramente giunge a lei (e a Cindy) la nostra solidarietà per questa tragedia che ha colpito la sua famiglia.

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