menu
Vai ai contenuti

LA STORIA DI GIORGINO

iniziative > malasanitavet


GIORGINO, LA FIDUCIA TRADITA

La storia di Monica Fresta è particolarmente indicativa di quello che succede quando un veterinario (in questo caso una dottoressa) non ammette come stanno le cose fino all'epilogo.
Leggiamo quindi il suo racconto su Giorgino.

salvato da morte certa

Giorgino era un cucciolo di nemmeno un anno di vita quando Mario, il mio compagno, lo trovò in Calabria nel giardino di una abitazione abbandonata, legato con una catena, una zampina rotta e senza cibo né acqua.
Lo portò a casa, lo curò e lo tenne con sé e gli altri due cani che già vivevano con lui. Il mio incontro con Giorgino fu amore a prima vista tanto che, dopo averlo microchippato da un amico veterinario, diventò un familiare a tutti gli effetti.

un turbine di vitalità

Giorgino era un cane buffo, divertente, e quando correva sembrava uno di quei cani giocattolo a batteria che quando li accendi saltellano su quattro zampe. Era vivacissimo e spesso ha rischiato di farsi male per questa sua mania. Era un cagnolino coraggioso, non temeva nemmeno i cani più grandi di lui, ai quali abbaiava per far valere le sue ragioni, a volte sfidandoli sfacciatemente, senza alcun timore.
Coccolone, dormiva con noi ed era felice quando il suo papà umano lo abbracciava e dormivano accoccolati. Sprezzante del pericolo, saltava dovunque e se veniva rimproverato ci faceva capire bene che non gli importava, lui era testardo e faceva sempre ciò che voleva. Geloso del suo orsetto di peluche,  lo portava dovunque, persino nel letto.
Tutte le persone che lo incontravano lo riempivano di coccole perché si faceva amare da tutti;  era proprio un gran ruffiano!
Gli piaceva andare in giro in macchina ma voleva stare sempre nel posto davanti, per guardare dal finestrino.



Giorgino sapeva capire quando io ero giù di morale e mi restava accanto guardandomi con quegli occhietti che dicevano tanto e riempivano il cuore di gioia... Giorgino era la nostra carezza sul cuore.
Anche nei giorni di agonia, prima di andare via per sempre, ci guardava con i suoi occhi ormai assenti ma che sembravano dire di non voler andare via.
Nonostante sia passato tempo da quando è morto, il dolore è ancora vivo e straziante dentro di noi, che abbiamo anche il rimpianto che forse poteva salvarsi in mani differenti.

problemi di calcoli
  

A febbraio 2021 mi trovavo in  Calabria e Giorgino era con me. Avendo notato delle tracce di sangue nelle sue urine, decisi di portarlo dal veterinario amico che lo aveva microchippato; gli fece un’ecografia  e una radiografia, riscontrando la presenza di calcoli, e per questo gli prescrisse una cura della durata di due mesi, con il Dolvecist  con la sospensione di 15 giorni tra il primo e il secondo mese di cura.
Nel frattempo io e Giorgino rientrammo in Emilia-Romagna. Giorgino rimase con Mario mentre io dovetti tornare nuovamente in Calabria.
Il 25 aprile Mario mi inviò un video dove si vede Giorgino che riesce a urinare solo poche gocce. Decidemmo così di prendere un appuntamento con la dottoressa Guaiadirlo, che in precedenza lo aveva già assistito ed in cui riponevamo fiducia; ci diede appuntamento per il giorno dopo, cioè il 26 aprile. Nel frattempo io, essendo in Calabria, inviai tramite mail  a Mario le immagini della radiografia fatta a febbraio in Calabria, così da poterla mostrare alla dottoressa il giorno successivo.



prima visita e cure iniziali

Il 26 aprile, come da appuntamento, Mario portò Giorgino in ambulatorio dalla dottoressa, e le mostrò le immagini della precedente radiografia; lei fece un’ecografia a Giorgino, confermando la presenza dei calcoli. Fece interrompere la cura con il Dolvecist e prescrisse una nuova cura con nuovi farmaci, cioè Buscopan 10 mg (una compressa al giorno per 10 giorni), Zobuxa 50 mg (una compressa al giorno per 10 giorni), Stien 480 mg/320 mg (una compressa al giorno per 30 giorni).

Il 28 aprile Mario inviò un messaggio vocale alla dottoressa aggiornandola sullo stato di salute di Giorgino, che non mangiava, non beveva e faceva ancora fatica ad urinare; aveva anche diarrea ed era molto abbattuto; inoltre le segnalò che  probabilmente la vescica poteva essere piena considerato che Giorgino non urinava; la dottoressa concordò con questa ipotesi e quando Mario le disse che il cane tremava quando respirava, rispose che sicuramente lo faceva perché senteiva dolore.  La dottoressa consigliò di dare un Buscopan e di recarsi in ambulatorio per le 16.00. Durante la visita la dottoressa inserì un catetere a Giorgino per svuotare la vescica e propose l’intervento  chirurgico per rimuovere i calcoli, perché a suo dire questa era la soluzione al problema. La data dell’intervento viene fissata per il 30 aprile alle 19.00 e nel frattempo Giorgino doveva continuare a fare la cura da lei prescritta. La dottoressa disse di tenerla aggiornata sull’evolversi della situazione.



verso l'intervento

Il 29 aprile, di mattina, Mario informa la dottoressa che le condizioni di Giorgino erano invariate; la dottoressa consigliò di dargli del cibo imboccandolo e che il cane era abbattuto per via del dolore e dei farmaci. Mario chiese inoltre  se i farmaci a stomaco vuoto potevano creare ulteriori disturbi e la dottoressa gli disse di sospendere la terapia farmacologica per quel giorno e di spalmare sulle gengive di Giorgino del miele ogni 4/5 ore e patate lesse schiacciate per dargli energia in vista dell’intervento.   
Giorgino non mangiava però e la dottoressa spiegò a Mario che il dolore provoca nausea e quindi è il cane stesso che decide di non mangiare, per cui invitò a non insistere nel proporgli del cibo e rassicurò che il digiuno non era un problema.
Il 30 aprile giorno dell’operazione,  io tornai in Emilia Romagna; Mario, nel primo pomeriggio, inviò alla dottoressa una foto di Giorgino sempre più abbattuto, comunicando che ancora non beveva. La dottoressa confermò l’appuntamento delle 19.00 per l’intervento.



il consenso informato, questo sconosciuto

Alle 19.00  Mario si recò con Giorgino all’ambulatorio della dottoressa e da lì si spostarono all’ambulatorio di un collega dove sarebbe stato eseguito l’intervento.
In quell’ambulatorio vennero accolti dal veterinario Loperoio che avrebbe eseguito l’intervento insieme alla dottoressa Guaiadirlo; Giorgino venne messo su un lettino da visita, venne anestetizzato e gli fu fatta una radiografia che confermava la presenza dei calcoli nella vescica e nell’uretra.
Subito dopo la dottoressa prese il cane in braccio e lo portò in sala operatoria. Informazioni? Nulla, né come si sarebbe svolto l’intervento, né sugli eventuali rischi e benefici; infatti non venne fatto firmare un consenso informato; la dottoressa concordò (verbalmente) solo  il costo dell’intervento.
Mario venne invitato ad attendere in sala d’attesa dicendogli solo che l’intervento sarebbe durato circa 40/45 minuti. Terminato l’intervento il veterinario Loperoio  uscì  dalla sala operatoria accendendosi una sigaretta e alla domanda di Mario su come fosse andato l’intervento, rispose che era andato tutto bene e che la collega stava suturando la parte operata.  
Dopo poco la dottoressa uscì dalla sala operatoria, con il cane ancora addormentato in braccio, lo portarono in un’altra stanza, adagiandolo su un lettino, e fecero un’altra radiografia, da cui risultava che i calcoli erano stati rimossi; a questo punto Giorgino fu risvegliato.

tutto va bene, madama la marchesa...

Successivamente la dottoressa mise il cane nella  macchina di Mario raccomandando di tenerlo al caldo e di somministrare al cane, orientativamente alle ore 6 del mattino, 0,25 ml di Contramal gocce con una siringa, in bocca. Fissò il controllo post-operatorio per  lunedì  3 maggio, in serata.  
Una volta rientrati in casa, io e Mario sistemammo assieme a noi Giorgino nel nostro letto per la notte e mandammo una foto alla dottoressa, che approvò la sistemazione.
Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio feci delle foto a Giorgino, dove si vede la ferita molto gonfia e di un colore strano. Nella mattinata del 1 maggio Mario ritenne utile avvisare la dottoressa di come fosse trascorsa la nottata e una foto dove si vedeva la zona operata e suturata, chiedendole il perché fosse molto gonfia e di un colore strano; lei ci tranquillizzò rispondendo che il gonfiore era normale, un edema dovuto all’intervento, che ci sarebbe stato anche  nei giorni successivi, ma che gradualmente sarebbe tornato nella norma. Ci rassicurò anche con un messaggio.


Disse inoltre di continuare con il farmaco Zobuxa e di non fargli fare troppi movimenti.
la ferita peggiora

La mattina del 2 maggio Mario le manda ancora delle foto perché la ferita ha un aspetto preoccupante e la dottoressa  rispose con un messaggio che la ferita tirava e essudava e che più tardi l’avrebbe controllata e pulita.



Verso le ore 13.00 Mario portò Giorgino  in ambulatorio, la dottoressa lo visitò, gli svuotò la vescica con un catetere e gli somministrò i vari farmaci. Eravamo preoccupati dal fatto che anche dopo l’operazione Giorgino non riuscisse a svuotare la vescica, ma  ci tranquillizzò che poteva essere normale.  
Nella notte tra il 2 e il 3 maggio Giorgino era dolorante e sempre con la vescica bloccata e ci preoccupammo seriamente; avvisammo appena possibile la dottoressa, che ci disse di portare il cane in ambulatorio verso le 9.00. Una volta arrivati in ambulatorio somministrò a Giorgino una plurima terapia farmacologica, per poi fare rientro a casa senza alcun miglioramento. In tarda mattinata la dottoressa mi contattò tramite messaggio per darmi alcuni consigli per quanto riguarda la somministrazione di acqua e cibo, perché il cane continuava a non mangiare e a non bere, e mi diede appuntamento per la mattina successiva (cioè il 4 maggio).



la situazione precipita

Nel pomeriggio del  3 maggio la situazione precipitò, Giorgino sta malissimo. Disperata, mandai alla dottoressa foto e video, e  con un messaggio  vocale le chiesi cane di aspettarmi quella sera stessa in ambulatorio, perché appena rientrava Mario dal lavoro le avremmo portato Giorgino, che stava malissimo; pur continuando a sperare nella sua buona fede, mi resi conto che non avevo nulla in mano di scritto di tutta questa vicenda e la invitai  anche a prepararmi tutta la documentazione medica. Alla sera ci recammo in ambulatorio con il cane e la dottoressa ha fatto l’ecografia, il prelievo ematico.

Mi venne in mente che il blocco urinario in corso poteva essere pericoloso per i reni  e quindi le chiesi in che condizioni erano quelli di Giorgino e lei mi tranquillizzò dicendomi che i reni stavano bene ed era tutto a posto. Allora chiesi come ci si accorgeva se i reni non funzionavano bene e quindi fossero in sofferenza, e lei mi rispose che lo si capiva dai risultati delle analisi; domandai ancora di come fossero i risultati delle analisi di Giorgino e lei mi disse che era tutto a posto. Tutto ciò avveniva anche in presenza del collega Loperoio che aveva operato il cane insieme a lei, che stranamente avevamo trovato già in ambulatorio al nostro arrivo (stranamente, perché lavorava appunto in tutt’altro ambulatorio), e di un assistente della dottoressa che, nella fretta fece pure cadere a terra la provetta del prelievo fatto a Giorgino.

la tragedia si avvicina

Prima di andare via ci demmo appuntamento per la mattina successiva (il 4 maggio) presso l’ambulatorio in cui Giorgino era stato operato.
La mattina del 4 maggio ci recammo all’ambulatorio così come concordato la sera prima; la dottoressa lo visitò, gli somministrò svariati trattamenti farmacologici, cercò di somministrargli del cibo liquido, gli fece un prelievo ematico e ci disse che preferiva non somministrargli il diuretico. Giorgino stava male, reagiva poco, e mentre eravamo nell’anticamera di ingresso per andare via, cercando di fare camminare il cane, su indicazione  della dottoressa che lo aveva messo a terra incitandolo a camminare, la dottoressa stessa fece un’iniezione veloce al cane, senza dirci di quale farmaco si trattasse.  
Nel pomeriggio del 4 maggio, dalle 13.40 circa, cominciai a mandare alla dottoressa una serie di messaggi e video, perché Giorgino era ancora peggiorato, si lamentava, vomitava, perdeva liquidi dalla cucitura della ferita (dove erano stati applicati i punti di sutura), ma la dottoressa insistette nel dire che era tutto “normale”. Le chiesi se aveva già i risultati del prelievo fatto la mattina; intorno alle 18.30 la dottoressa mi telefonò e mi disse che i risultati non erano buoni, che l’urea era alta, tralasciando di dirmi che questo (come seppi poi) era un brutto segno che avrebbe potuto addirittura portare Giorgino alla morte, e quando le chiesi cosa si poteva fare, lei mi prospettò diverse strade da seguire, ma senza mai accennarmi al peggio.



"ormai è sfatto"

La sera le condizioni di Giorgino apparivano disperate e Mario decise di portarlo subito d’urgenza dalla dottoressa. Io non riuscii ad accompagnarlo e mi feci poco dopo accompagnare da un’amica. Una volta arrivato lì, chiese spiegazioni sul perché dell’aggravarsi del cane e la dottoressa, guardando Giorgino disse che “ormai il cane è sfatto”.  
Mario  chiese con forza il perché avesse allora continuato a dirci che andava tutto bene ed era tutto normale. La dottoressa non era in grado di rispondere di fronte all’evidenza della situazione e telefonò all’altro veterinario chiedendogli di recarsi in ambulatorio da lei. Dopo circa 15/20 minuti anche io raggiunsi l’ambulatorio in contemporanea con l’altro veterinario .
Stante la nostra disperazione più assoluta, decisi di telefonare ai Carabinieri, mentre Giorgino era adagiato sofferente sul lettino. Nel frattempo in ambulatorio arrivò anche il marito della dottoressa.
Dopo circa 30/35 minuti arrivarono sul posto i Carabinieri  che ascoltarono le versioni dei fatti e presero le generalità di tutti i presenti.  

cala il sipario

Giorgino ormai era sfinito, la dottoressa e il veterinario lo toccavano, lo smuovevano; la dottoressa mise anche il catetere. Non riuscivo a capacitarmi del perché la dottoressa si fosse comportata così, sembrava persino contrita per quanto stava accadendo; allora l’ho pregata di dirmi, con la massima onestà, se il cane poteva farcela perché altrimenti avrei chiesto l’eutanasia per risparmiagli altra sofferenza; la dottoressa però era reticente nonostante io, proprio in presenza dei Carabinieri, sottolineassi il mio diritto di scegliere di sopprimere il cane per evitargli ulteriori sofferenze nonché ulteriore accanimento terapeutico.  
A questo punto  la dottoressa e il veterinario hanno prospettato un ultimo tentativo che dava una speranza del  10-15%.  Io  e Mario ci siamo aggrappati disperatamente a quel 10-15% e così hanno fatto un’iniezione di eparina e una di cortisone, mentre io, guardandola, e in presenza di uno dei due carabinieri, mi sono fatta ripetere cosa gli stessero facendo, in modo tale che potesse sentire anche il Carabiniere.  
Dopo aver fatto le iniezioni ci hanno detto che avremmo dovuto aspettare le prossime 24 ore; il veterinario mi ha dato il numero del suo cellulare dicendomi che nel caso in cui il cane fosse peggiorato e volevamo sopprimerlo, potevamo chiamarlo che sarebbe venuto a casa a fargli l’iniezione.
Alle 2.15 della notte (tra il 4 e il 5 maggio) Giorgino è morto.



fiducia tradita

Io di questa dottoressa mi fidavo, mai avrei immaginato quanto accaduto.
Adesso sto aspettando la relazione clinica, richiesta alla dottoressa tramite PEC; non avendola ricevuta, dopo una ventina di giorni l'ho dovuta sollecitare tramite l’Ordine dei Veterinari competente.
Non so ancora quindi se con questi dati un legale mi permetterà di chiedere conto giudizialmente alla dottoressa di quanto accaduto a Giorgino, morto così a soli 5 anni.
Ripercorrere tutta questa vicenda mi ha provocato grande sofferenza, ma l’ho fatto perché spero che la sofferenza di Giorgino, diventando uno dei tragici testimonial per il 2022 della malasanità veterinaria, possa almeno aiutare altri a diventare consapevoli di questa piaga che può  colpire duramente i nostri familiari non umani.  

CONCLUSIONE? TROPPA FIDUCIA PUO' ESSERE UN RISCHIO!!!

Questo caso dimostra come la malasanità veterinaria può colpire anche con il veterinario di fiducia.
Anche in questo caso nessun consenso informato, e la fiducia dovuta alle esperienze precedenti ha permesso che lo svolgimento della vicenda fosse quasi tutto verbale.
Certo è molto più bello potersi rivolgere al veterinario veterinario come se fosse il proprio medico di fiducia, ma ricordatevi che i vostri familiari "a quattro zampe" non hanno le nostre tutele giuridiche e gli errori dei loro medici sono molto più difficili da perseguire.

Quindi fatevi sempre accompagnare da persone fidate e "verbalizzate" con appunti quello che vi dicono; ricordate inoltre che è vostro diritto farvi rilasciare ogni volta un referto della visita, come quando andate voi dall'oculista o da un cardiologo, diritto previsto dal Codice deontologico che parla di relazione clinica. Così facendo, avrete quindi al termine una sorta di cartella clinica.


l'importanza degli esposti

E se avrete la documentazione (referti, esami, ricevute, testimonianze firmate)  potrete fare una cronistoria e:

1 - presentare il vostro caso all'Ordine di competenza per vedere come reagisce. E' fondamentale rivolgersi all'Ordine, perché quando si ricevono risposte come quella inviata a Cristiana, abbiamo più forza per dimostrare la necessità di approvare una legge per parificare l'obbligo di tracciare l'operato dei medici veterinari, come già avviene per la medicina umana!

2 - rendere pubblica la vostra storia per far sì che il dramma che avete vissuto possa aiutare altri a non cascarci.

importante!

Scrivete a malasanitaveterinaria@gmail.com per farvi aiutare nella preparazione dell'esposto e nel racconto da divulgare, oppure iscrivetevi al gruppo Facebook "Cronache di malasanità veterinaria"
RICORDA ANCHE TU LE VITTIME DELLA MALASANITA' VETERINARIA
SOSTIENI LE INIZIATIVE: CLICCA QUI
GIORGINO E’ MORTO,
MA VIVRA’ ANCORA
OGNI VOLTA CHE QUALCUNO
LEGGENDO LA SUA STORIA
POTRA’ EVITARE CHE ACCADA ANCORA
E SE LA SUA SOFFERENZA
CONTRIBUIRA’ AD OTTENERE
PER LEGGE
UN VERO CONSENSO INFORMATO
E UNA VERA CARTELLA CLINICA
ANCHE PER I NOSTRI
FAMILIARI NON UMANI.

Torna ai contenuti