menu
Vai ai contenuti

LA STORIA DI MITZI

iniziative > malasanitavet


LA STORIA DI MITZI
La mia storia inizia nel novembre 2013, quando Mitzi – che mi giunse in dono anni prima - cade da un tiragraffi e sbatte sul bracciolo del divano. Al momento non sembrava avere problemi e solo dopo una quindicina di giorni comincia a slittare con le zampe posteriori.
Fatta una risonanza nel dicembre 2013, ne derivava diagnosi di ernia discale e lesione muscolare; viene sconsigliato l'intervento per il momento. Per tre mesi circa viene curata quando serve con cortisone.
Il 10 aprile 2014, tre giorni prima della mia partenza per Milano per una terapia oncologica, comincia ad avere molto fastidio alla deambulazione con dolori che la rendevano molto sofferente; cerco il neurochirurgo che le ha fatto la risonanza, ma era fuori città, dato il periodo pasquale.

un consiglio infelice

Consigliata dal veterinario curante, non avevo altra scelta, dovevo accontentarmi di quello che c’era, la porto alla clinica veterinaria Nonsidice, dove mi consigliano cortisone per un mese; la riporto a casa, ma il giorno dopo la ricovero perché peggiora. L'11 aprile subisce alle 13 e 30 una prima sedazione per la visita e una seconda per la risonanza magnetica alle 21. Mi chiamano a casa e consigliano l'intervento, la diagnosi è di ernia del disco. Io dovevo partire e non volevo lasciarla sofferente, prendo quindi appuntamento per il successivo 12 aprile.



il consenso (poco) informato

Mi reco alla clinica dov'era già ricoverata la mia gattina, firmo ahimè quello che i veterinari chiamano consenso informato; non riportava chiarimenti dell’intervento abbastanza delicato sulla colonna né i rischi per la terza anestesia  in 36 ore che la piccolina doveva subire. Una superficialità che ho pagato alla grande. Non avrei mai pensato che un consenso informato ...senza informazioni avrebbe rappresentato una sorta di lasciapassare per i veterinari. Quanto al preventivo, quello poi presentato al mio avvocato non era firmato….

la tragedia

A distanza di un'ora dall'intervento, vedo l'anestesista che gira per la clinica nervosa, non incrocia il mio sguardo, capisco subito che era successo qualcosa di strano. Esce infatti la neurologa e mi dice che Mitzi non si svegliava e che la situazione era grave; le chiedo perché, ma non ottengo risposta. Mi sembrava tutto così surreale, che stava accadendo alla mia piccolina?
Passano ancora cinque minuti; mi comunicano che Mitzi era morta per "collasso cardiocircolatorio".  
Non mi uscivano le parole, non avevo pensieri per agire; trascinata da mio marito con gli occhi gonfi di lacrime, parto il giorno dopo per la cura. Passo cinque giorni in ospedale a Milano, il mio pensiero era solo la mia gattina, non ci credevo e, data la mia fragile condizione di salute, non ho mai pensato all’autopsia, unico ultimo gesto d’amore che avrei dovuto fare per capire cosa era successo.
Passano i giorni ma dalla clinica non si fanno sentire. Appena mi sento meglio, mando mio marito in clinica il 13 maggio per raccogliere informazioni anche sul destino del corpicino.

una gelida conferma

Con estrema freddezza, la neurologa conferma il collasso cardiocircolatorio, possibile conseguenza del rischio anestesiologico; ma perché non era stato fatto un ecocardiogramma, visto il rischio? Informa mio marito che il corpicino era nel congelatore.
Sto ancora peggio, chiedo anche all'Istituto zooprofilattico, ma mi sconsigliano di fare un'autopsia (e questo è stato un altro errore). Accetto il consiglio e procedo con la cremazione.


voglio far chiarezza

A questo punto comincia il mio calvario per fare chiarezza sull'accaduto.
Segnalo la mia vicenda ad Arca 2000, unica associazione dedicata esclusivamente che mi indica un medico qualificato per impostare la mia difesa.
Presento alla clinica una richiesta di documentazione clinica il 13 maggio 2014; mi viene risposto per mail che quello che possono rilasciare è una relazione tecnica del direttore sanitario della struttura, dietro pagamento di 50 euro e il saldo delle prestazioni.
Un avvocato mi consiglia di mandare una raccomandata con richiesta dettagliata della cartella clinica; dopo circa un mese mi scrivono una lettera in cui si specifica che non ho diritto più a nulla, il tono è “….non riteniamo doverle produrre” dato che non ho saldato e si preannuncia un'azione di recupero credito.
La cartella clinica composta solo da esami del sangue, elementi di diagnosi di patologia (ernia discale) e il protocollo anestesiologico della seconda sedazione, non basta per poter impostare una causa.
L'avvocato mi consiglia allora un consulto medico legale sulla base della documentazione già in mio possesso, per avere un punto di appoggio su cui basare un contenzioso.


perché non mi rassegno

Avrei potuto probabilmente darmi pace se i veterinari in cui sono incappata si fossero comportati diversamente, creando quell'empatia che, in questi casi, consola tramite la dimostrazione di aver fatto tutto il possibile per cercare di salvare il proprio familiare a quattro zampe.
Ma troppi punti oscuri, quella sorta di ricatto per cui se non paghi non puoi ottenere la documentazione che ti spetterebbe di diritto se riguardasse uno di noi, mi fanno capire che dovevo andare avanti a tutti i costi per avere la verità.
Così ho cominciato una vertenza legale per cercare chiarezza per una tragedia che forse si poteva evitare.


Una strada in salita

Subito dopo il diniego della clinica di ulteriore documentazione, il mio avvocato presenta un’esposto all’ordine dei veterinari e alla FNOVI per rendere noto il comportamento della clinica; le risposte sono discordanti. L’Ordine dei Veterinari di Roma dichiara che la produzione su richiesta del cliente di una relazione clinica dettagliata in merito alla malattia afferente il paziente ed alla terapia su di esso effettuata è da considerarsi quale una prestazione professionale a titolo oneroso così come specificatamente indicato dallo Studio Indicativo in Materia di Compensi Professionali del Medico Veterinario effettuato dalla suindicata Federazione nel mese di aprile 2011.
Invero la FNOVI aveva invece risposto: non può pertanto che essere frutto di un fraintendimento la richiesta che si imputa al Direttore Sanitario della struttura, di subordinare il rilascio della "relazione clinica" solo a seguito di un ulteriore pagamento, quasi che lo sviluppo di detto documento rappresenti risultato di un ulteriore autonoma prestazione.

 
Niente consulenza

Decido allora per la procedure della Consulenza tecnica preventiva o ricorso CTP presso il Tribunale ordinario (procedimento cautelare che serve a determinare le cause tecniche oggettive che hanno determinato un vizio); nel mio caso era per recuperare informazioni e documenti presso il luogo dove era morta Mitzi (10/04/2015).

Il giudice però – in modo alquanto singolare e non condiviso dal mio avvocato - sostiene che questa assistenza dovrebbe avere come finalità quella di giungere a una conciliazione riguardante un danno da prestazione medica errata, e questo deve riguardare una prestazione sulla cui natura (terapia farmacologica, intervento chirurgico, ecc) entrambe le parti concordano, restando in disaccordo solo sulla quantificazione del danno derivante dalla prestazione; il tutto al fine di ridurre i procedimenti giudiziari. In questo caso avrebbe invece una funzione “esplorativa”. Quindi la procedura “molto verosimilmente” non avrebbe la possibilità di giungere alla conciliazione auspicata e pertanto  con ordinanza del 02/11/2015 dichiara inammissibile la procedura!

Il mio avvocato disse che potevamo appellarci, ma a questo punto ho preferito citare la clinica il 20/10/2016 presso il Tribunale Ordinario per accertare – pur con la scarsa documentazione che sono riuscita ad ottenere - la responsabilità del decesso del mio gatto al fine di una condanna di risarcimento per danno non patrimoniale (il mio danno esistenziale, morale e biologico che ha inciso anche sul  mia salute ) e patrimoniale.

La clinica snobba il tribunale

Il ricorso viene impostato considerando gli inadempimenti agli obblighi di assistenza e cura derivanti dal contratto instauratosi durante il periodo di ricovero del gatto che culminava poi con il suo decesso.  
La clinica non si è neanche costituita in giudizio per cui è stata dichiarata contumace.
Ci sono state le operazioni peritali tra il mio Consulente Tecnico e il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) nominato dal giudice, ovviamente mancava quello della clinica.  

Leggiamo alcuni estratti illuminanti della relazione del CTU.
Per quanto concerne nello specifico l’esecuzione dell’intervento e il protocollo anestesiologico utilizzato devo confermare le difficoltà emerse nell’incontro collegiale con il CTP della parte attrice e con l’ausiliario esperto in anestesiologia, infatti non esiste nel fascicolo una relazione dettagliata relativamente all’esecuzione dell’intervento svolto, del protocollo anestesiologico approntato e del monitoraggio dei parametri vitali dell’animale registrati durante l’anestesia e soprattutto non esiste un esame necroscopico del gatto dopo il decesso (esame che il proprietario avrebbe potuto/dovuto richiedere) anche al fine di accertare il corretto svolgimento dell’intervento e la causa della morte dell’animale, pertanto si può facilmente affermare che non ci sono sufficienti evidenze scientifiche per poter rispondere ai quesiti posti circa la corretta esecuzione del trattamento e sulla eventuale valutazione del danno all’animale.
Pertanto, non sapendo il nome commerciale del metadone che è stato utilizzato nel gatto Mitzi, tenuto conto che nel 2014 per un periodo di tempo non era in commercio il metadone uso veterinario, vedi la nota della FNOVI del 13 novembre 2014, si può supporre che sia stato utilizzato, in deroga, il metadone per uso umano. Si ribadisce che proprio perché non vi è stata la possibilità di raccogliere ulteriore documentazione sanitaria presso la struttura, come ad esempio la possibilità di avere una copia del registro degli stupefacenti, che deve essere conservato per almeno 5 anni, quanto sopra esposto in merito al metadone sono tutte ipotesi che però non sono confermate da evidenze.
Per quanto riguarda l’anestesia effettuata durante l’intervento, in questo caso non essendoci nel fascicolo alcuna informazione sul protocollo utilizzato o la presenza di un successivo esame anatomopatologico a mio parere non è possibile esprimere alcun giudizio.  
Concordo, infine, con il CTP che l’informativa sulle prestazioni erogabili presso la clinica, firmata dalla sig.ra Battiloro, non rappresenti un vero e proprio consenso informato mentre lo è il documento con l’autorizzazione all’anestesia e “dove il proprietario dichiara di essere stato informato delle possibili complicazioni e dei rischi connessi con le procedure.”


conclusione – non ci sono dati per decidere

Pertanto concludendo, per rispondere ai quesiti n 2 e n 3 posti dal giudice, ribadisco quanto condiviso con l’esperto in Anestesiologia ed il cui parere è stato richiesto come parte integrante della mia perizia in sede di udienza, circa il fatto che la documentazione fornita non consente di stabilire le cause del collasso cardio-circolatorio che ha determinato il decesso di Mitzi, nè se è stata attuata una corretta gestione della criticità intra e post operatoria.
Questo quanto scrive il Consulente Tecnico d'Ufficio nominato dal giudice è vero, non ho fatto fare l‘autopsia perché mal consigliata e in più ero in uno stato di prostrazione morale sia per la perdita di Mitzi sia per la mia grave malattia che stavo affrontando; per questo dico a tutti FATE FARE L’AUTOPSIA.
Però, come si vede, altrettanto importante è avere una relazione idonea a ricostruire l’iter clinico dell’animale, nonostante la clinica sarebbe stata obbligata a norma dell’art 32 del Codice Deontologico e nonostante abbia tentato di ottenerla anche tramite avvocato. Questo per me è inammissibile. Ma ve lo immaginate se una clinica per noi umani si comportasse così? Finirebbe nei guai fino al collo, perché è obbligo di legge redigerla e conservare tutta la documentazione.

l’ovvia conseguenza: niente documenti?
Niente risarcimento!

Evidentemente con una simile perizia la sentenza del (03/02/2020) ha visto la mia richiesta di risarcimento danni respinta per difetto di prove.
Tutto questo nonostante che la clinica veterinaria, dichiarata  contumace non abbia fornito la prova di aver adempiuto alla propria obbligazione di natura contrattuale;  di fatto la sentenza finale ha trattato un rapporto di natura contrattuale come extracontrattuale limitandosi a condividere integralmente le risultanze della perizia del CTU.
Il giudice ha altresì obiettato la mancanza di autopsia nonostante ci sia una sentenza della Cassazione, terza sez. civile, n.22876/15  che dice”…l’autopsia non è l’unico ed esclusivo modo per accertare le cause della morte…

Per ultimo cito un articolo diramato da ANMVI Oggi   Documentazione clinica, ANMVI: le regole ci sono - Anmvi Oggi | Quotidiano dell' Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani
. Dal Codice Deontologico dei Medici Veterinari agli articoli 32 (Obbligo di informazione e consenso informato nella pratica veterinaria) e 36 (Consegna di documenti)
" Il Medico Veterinario, all'atto dell'assunzione di responsabilità contrattuale, è tenuto ad informare chiaramente il cliente della situazione clinica e delle soluzioni terapeutiche. Deve precisare i rischi, i costi ed i benefici dei differenti ed alternativi percorsi diagnostici e terapeutici, nonché le prevedibili conseguenze delle scelte possibili. Il Medico Veterinario nell'informare il cliente dovrà tenere conto delle sue capacità di comprensione, al fine di promuoverne la massima adesione alle proposte diagnostico-terapeutiche. Ogni ulteriore richiesta di informazione da parte del cliente deve essere soddisfatta. Il consenso informato non comporta esonero da responsabilità professionale".
Parole molto belle, ma che nel mio caso si sono tradotte ben differentemente nella realtà. Leggete sul consenso informato veterinario  questa intervista all'avvocato Alessandro Ricciardi di Animal Law Italia .


MITZI E’ MORTA,
MA VIVRA’ ANCORA
OGNI VOLTA CHE QUALCUNO
LEGGENDO LA SUA STORIA
POTRA’ EVITARE CHE ACCADA ANCORA
E SE LA SUA SOFFERENZA
CONTRIBUIRA’ AD OTTENERE
PER LEGGE
UN VERO CONSENSO INFORMATO
E UNA VERA CARTELLA CLINICA
ANCHE PER I NOSTRI
FAMILIARI NON UMANI.

Torna ai contenuti